Una settimana fa

Mi sono lamentata spesso di non sentire più nulla, così tanto che ormai ci avevo fatto l’abitudine. Ho scritto così tante volte, qui, di essere stanca, che ormai mi ero abituata al fatto che fosse il mio status quotidiano. Ho iniziato a sentirmi schiacciata dalla routine e ho chiuso entrambi gli occhi di fronte a tutto quello che mi dava poco o tanto  fastidio ma non avevo la forza di affrontare: il mancato regalo di anniversario o di san valentino , la dimenticanza del mio compleanno, la bugia che mi è stata e mi viene continuamente detta semplicemente per non contraddirmi. Avevo persino smesso di irritarmi per le unghie in bocca, le dita nel naso, i piedi in mano, la puzza di ascelle e il tappo del dentifricio sempre aperto. D’altra parte, io ho i piedi che puzzano, dimentico le scarpe in camera, carico la lavastoviglie ma non la svuoto mai, urlo per niente, sono permalosa.

Mi sono lentamente e lungamente assuefatta a tutto questo lasciarsi vivere, finché non ho fatto una visita medica solo perché mio padre insisteva da un paio di mesi. Inoltre, un paio di settimane fa ho eseguito le analisi complete solo perché mia madre mi ha rotto le scatole occupandosi di tutto: impegnativa, prenotazione, ticket, e mi sono vergognata per averle lasciato tutte le incombenze. E’ vero, avevo avuto una specie di svenimento, ma da una che ha la pressione bassa puoi aspettartelo, credo: alla fine dei conti i miei sono sempre e solo piccoli malanni secondari, anche se questa realtà non dovrebbe autorizzare l’uomo con cui vivo a mostrare indifferenza verso tutto. E’ vero anche che mi lamento spesso dicendogli che non sono più disposta a farmi dare per scontata e minaccio altrettanto spesso di sbatterlo fuori di casa. Ma non lo faccio mai, urlo sempre “al lupo al lupo” ma per la verità a bassa voce, e non è che posso sempre aver la stanchezza e l’apatia come alibi.

(Sono un mostro, ma quante volte mi sarò chiesta, ultimamente, se per caso non merito di più di quello che ho, e quante volte però ho fatto finta di non rispondermi, per non scardinare troppe comodità e assuefazioni?)

Inoltre, dopo tante diete prescritte per telefono, tante analisi senza nessuna cura, qualche diagnosi errata che mi ha fatto sopportare, per esempio, una cura per flebite e successivamente una exeresi (quanto fa figo scriverlo così?) di un nodulo in una gamba che poi si è rivelato un semplice lipoqualcosa, e una serie di capogiri liquidati con un po’ di magnesio, o ancora un ginocchio con cui “si può convivere senza fare neanche una tac, meglio non toccare” avevo perso completamente la fede nella scienza medica (che curioso giro di parole).

Così mi sono preparata con svogliatezza una cartella con gli ultimi anni di esami vari lasciati cadere nelpills3 vuoto, aspettandomi di trovar qualcuno che mi avrebbe giudicata per le mie debolezze alimentari e mi avrebbe magari bacchettata per la mia mancanza di costanza. Poi sono entrata in questa stanza con una finestra grande affacciata su un prato assolato, dove una donna di mezza età dai capelli grigi e gli occhi azzurri mi ha fatto domande con tono gentile. Ha visto tutto il pacco di carta dell’Asl, e ha suggerito che forse il mio medico aveva preferito curarmi con le analisi.

Mi ha detto lei che ero stanca, e svogliata, priva di aspettative e spesso apatica. Lei mi ha detto degli sbalzi di umore, dell’ipersensibilità e del sonno nonostante non manchi il sonno la notte. Mi ha spiegato che si perde la voglia di fare, e io ho rivisto me quattro, cinque anni fa, ho visto i viaggi, le mostre,  il sole in faccia, la voglia di scrivere e la fiducia in me stessa. Ho cercato anche nel periodo più recente e non ho trovato niente. E quando la dottoressa mi ha spiegato come mai succedevano tutte le cose che sentivo, e che lei mi aveva indovinato addosso, mi sono venute le lacrime agli occhi. Mi è venuto da piangere, mi sono chiesta come mai non avevo fatto assolutamente niente per anni, dandomi della pigra, inconcludente e magari depressa. Ho pianto e lei cosa ha fatto? Ha sorriso.

Mi ha dato una cura. Mi ha ridato tanta fiducia. E ci rivedremo tra tre mesi.

La mamma mi ha voluto accompagnare, quindi ha seguito tutta la… scena madre. A casa, nessuno ha neppure chiesto.

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4 commenti su “Una settimana fa

  1. Ti ho trovata per caso e non ti lascio più. Mi vedo in te. E sai?, è bellissimo leggerti. Hai una grande forza. E beata te, hai due genitori che comunque ti sono vicini. E’ tantissimo, credimi.

    Posso abbracciarti?

    blue (www.bluescottage.blogspot.com

  2. A volte occorre un evento esterno, magari casuale, per scuoterci dall’apatia e ritrovare la fiducia in noi stessi. Quell’input l’hai avuto, soprattutto l’hai colto: ora devi ritrovare la costanza, alimentare ogni giorno la speranza.

    Puoi contare sulle persone che ti stanno vicino (almeno su alcune, certamente), e anche su qualcuno un po’ più lontano… Coraggio Marieagnees, ce la puoi fare.

    Un abbraccio.

    Pim

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